Le tre S della felicità: scoperta, stranezza e sperimentazione

Le tre S della felicità: scoperta, stranezza e sperimentazione

Quando ero piccola credevo ciecamente in Babbo Natale e i suoi amici (la Befana, il topino dei denti ecc), non tanto per ricevere i regali né per la festa in sè stessa, io credevo in loro perché rappresentavano la “magia”, se esistevano loro significava che c’era un mondo parallelo in grado di risolvere i problemi di tutti i giorni, credevo che mi avrebbero salvata e che un giorno anche io avrei fatto parte del loro mondo, era molto meglio del nostro. Quando Roberta, la mia compagna di classe delle elementari mi ha rivelato bruscamente che “Babbo Natale sono i genitori”, mi è crollato il mondo, quindi questa benedetta magia che risolve i problemi degli uomini non esiste??? è questo che state dicendo??

Il tradimento genitoriale è stato duro da mandare giù :), lì per lì mi sono dovuta rassegnare ma negli anni ho scoperto che la magia in realtà esiste, è dentro di noi, è quando senti un feeling speciale con una persona, quando ti capita di aver già vissuto quella situazione, quando senti una direzione dentro che devi seguire e non sai da dove ti arriva quell’emozione, è nei piccoli gesti e nelle casualità di tutti i giorni. Ed è molto di più quando cominci a sperimentare su di te quella sensazione di estasi mentre dipingi un quadro o condividi con altre persone un’esperienza di cambiamento e crescita.

E io quella magia ho continuato a cercarla, a coltivarla e a sognarla insieme alla mia stranezza.

Da piccoli abbiamo già dentro il seme di quello che diventeremo, è già tutto lì, più nitido di quello che è da adulti. Solo che poi ce ne dimentichiamo, così passiamo la vita da adulti vagando senza meta quando quella meta era chiara tanto tempo prima.

Così quando mia madre mi dice “sai da piccola adoravi andare al cimitero” ci penso a lungo con un grosso punto interrogativo sulla faccia, ma alla fine provo a guardare quel luogo come lo poteva vedere una bambina, un luogo silenzioso, spirituale, pieno di fiori. Non è così male e mi riporta ad altri punti della mia vita in cui adoravo stare in luoghi silenziosi, spirituali, circondata nella natura, meditando in connessione con quello che c’era intorno. I luoghi spirituali, anche se non sono religiosa, mi hanno sempre affascinato sento una grande energia e una sensazione di estrema pace. Adoravo ascoltare gli adulti, capire le dinamiche, leggere libri di psicologia.
Curioso, alla fine mi appartiene molto tutto questo da grande, è un altro pezzo del puzzle.

Il tuo compito è scoprire qual è il tuo compito e dedicartici con tutto il tuo cuore.
(Buddha)

Allora da grandi come facciamo a trovare le cose importanti per noi, ad essere felici?
E’ guardandosi indietro, è raccogliendo briciole di pane della propria vita selezionando con minuzia quelle importanti da tenere che si costruisce il disegno e si può vedere il quadro nell’insieme.

La scoperta di noi stessi, la curiosità di capire quello che davvero ci muove, che ci fa stare bene, ritrovare i propri ritmi: sembrano cose così impalpabili e new age ma in realtà tanto tempo fa quando i social non esistevano ci si fidava del proprio corpo, del proprio istinto, delle sensazioni e oggi che siamo fortunati e non dobbiamo difenderci da una guerra o sopravvivere siamo anestetizzati dal sentire, passiamo il tempo a distrarci, a evitare di pensare.

Poi succede qualcosa, un lutto, un cambiamento drastico, un periodo di depressione e tutto quello che avevamo chiuso in una scatola viene fuori, esplode e non sappiamo gestirlo, ci riempiamo di medicine ma non funziona e poi accade che qualcuno ci chiede di parlare o ci consiglia di andare in terapia, ci sembra di essere matti ma prendiamo coraggio e ci proviamo, mano a mano succede che stiamo meglio, si è difficile ma appena diamo voce alla nostra parte interiore le cose migliorano, scopriamo cose di noi che non immaginavamo, ci rendiamo conto che forse la professione che stiamo facendo non fa più per noi e ci sta logorando, che quella situazione l’abbiamo scelta per far contenti gli altri. E di colpo ci sentiamo più leggeri e dentro cambiamo, prendiamo quel coraggio che mai avevamo avuto.

Per alcuni va così, altri, che non avranno mai il coraggio di guardarsi dentro torneranno ad anestetizzarsi in qualsiasi modo sia possibile pur di non scoperchiare il vaso.

Iniziare a restare in ascolto dei nostri bisogni, farci delle domande, chiederci se la direzione della nostra vita ci rende felici dovrebbe essere la normalità oggi.

Scoperta per me vuol dire restare curiosi, guardare il mondo con lo sguardo di un bambino, continuare a conoscere, a imparare, scoprire nuove realtà, confrontarsi. Scoprirsi significa anche “venire fuori” alla luce, avere il coraggio di farsi vedere. Scoprire se le cose che facciamo ci piacciono ancora, immaginare se la nostra vita cambiasse in che direzione andrebbe e prendere il coraggio di cambiare davvero se quello che abbiamo dentro è importante.

 

Se ti dicono che sei strano, rispondi: “Non sono io che sono strano, sono gli altri che sono tutti uguali”

E poi c’è la stranezza, se preferisci puoi definirla unicità. Anche se a me piace proprio stranezza, quella ci salva la vita, la parte più bambina di noi ed è anche quella per cui siamo unici.

Come si coltiva la stranezza? Ricordandoti dettagli di cosa facevi tu di strano, da bambino, ragazzo, adulto, qualcosa che ti contraddistingue e che ti rende felice e portandola nella tua vita quotidiana. Ti senti un po’ matto ora che ci pensi? Bene sei sulla strada giusta, lo siamo un po’ tutti ma è proprio un ingrediente della felicità.

Magari è una piccola cosa che ti da gioia in quel momento come faceva Amelie Poulain in “Il favoloso mondo di Amelie Poulain” (un film che si odia o si ama io lo amo profondamente)

“Una giovane ragazza con un gusto pronunciato per i piccoli piaceri della vita: immergere la mano in un sacco di legumi, spaccare la crosticina di una creme brulée con la punta del cucchiaino e far rimbalzare sassi sull’acqua del Canal Saint Martin”

Per me la stranezza è fare piccole cose fuori dal comune e mi fa sentire libera. Trova la tua stranezza, non giudicarla, portala più spesso nella tua vita.

Quando ci innamoriamo di una persona lo facciamo per la sua particolarità, quando esprimiamo noi stessi fino in fondo lo facciamo a modo nostro, spesso torniamo bambini e finalmente ci liberiamo dai preconcetti, proviamo a essere noi, a divertirci ed emozionarci eliminando il giudizio.

A volte basta un piccolo dettaglio, mettersi qualcosa che ti faccia prendere meno sul serio, inventarsi un nuovo modo divertente di fare una cosa, parlare in modo strano con una persona cara per condividere una sensazione di gioia. Da adulti bisogna impegnarsi molto, non è facile come quando si era bambini perché ci si immedesima troppo nei ruoli e nelle responsabilità, ci si omologa alla società e ci si fa tirare dal giudizio altrui, i primi giudici più severi siamo noi stessi. Ma se ci ricordiamo che giocare fa parte delle nostre abilità e stimola la creatività sapremo riconoscere sicuramente la felicità che ne viene generata.

“Alice: Secondo te sono diventata matta?
Charles: Ho paura di si. Sei matta, svitata. Hai perso la zucca.
Ma ti rivelo un segreto: tutti i migliori sono matti.”
(Dal film Alice in Wonderland)

Un migliaio di parole non lasciano un’impressione tanto profonda quanto una sola azione.
(Henrik Ibsen)

L’ultimo ingrediente è la sperimentazione.

La sperimentazione è fondamentale per crescere, per evolvere e si anche per essere felici.
Io ci credo molto, tanto che nei miei percorsi inserisco sempre degli esercizi sfidanti in cui le persone devono mettersi alla prova e agire, perché finché non ti muovi non saprai quello che succede.

Sento che questa tematica mi appartiene molto, per anni sono stata nella testa, bloccata dalla paura e dai pensieri. Riflettendo su cosa sarebbe successo se avessi scelto la strada 1 o la strada 2, ricordo di aver anche creato due cartelloni a casa con tutti i pro e i contro della scelta di vita che volevo fare, andavo cercando il parere degli altri, della famiglia, facevo mille ipotesi su come sarebbe andata la mia vita e su quale scelta era la migliore.

Alla fine non ho scelto, ho lasciato che il fiume mi portasse e poi quando ero avvilita e frustrata dalla mia “non scelta” pian piano ho capito che le ipotesi non potevano sostituire la realtà. Dovevo scegliere, sentire dentro cosa mi diceva la pancia, tapparmi il naso e buttarmi. Solo dopo avrei potuto scoprire come mi sarei sentita.

Ho capito che è durante il viaggio che cambi così tanto, intenta come sei nell’esperienza, che non saprai nemmeno se vorrai ancora raggiungere quello stesso obiettivo che stava scritto sul cartellone.

E alla fine questa è la metafora della vita, perciò seppure lo abbia letto e sentito ovunque lo voglio ripetere per ripeterlo soprattutto a me stessa: AGISCI, non aspettare, non c’è un “poi lo faccio” “se arriva la condizione giusta…” “quando avrò….” “non sono sicuro…”

Agire, buttarmi, espormi credere nel mio progetto è stata la mia salvezza. Ho visto tante persone partire e volare in alto una volta decise, le ho viste cambiare, evolvere e finalmente fiorire. Non c’è cosa curativa e potente come l’azione, la sperimentazione ci fa cadere a volte ma ci insegna a rialzarci più forti, ci permette di vedere le sfumature di noi stessi, ci mette davanti alla luce ma anche alle ombre, ci rende più coraggiosi, resilienti e infine felici.

E allora qual è il mio messaggio per te?
Se oggi senti che dentro di te c’è un fuoco che sembra spento ma in realtà arde e vorrebbe riaccendersi, se senti di avere una missione ma non capisci cos’è che ti muove dentro, se c’è qualcosa di forte che stai ignorando aspettando tempi migliori o qualche esperienza che vorresti provare non aspettare oltre, AGISCI, PROVA, SPERIMENTA, BUTTATI.

Se fallisci non prenderla come un’esperienza negativa ma ascoltati guarda cosa è cambiato in te, impara dai tuoi errori e riinizia con più entusiasmo e consapevolezza. E’ peggio stare fermi, bollire nella palude del dubbio e del domani ti farà diventare disilluso e cinico, è la strada per te? Non lo sai fino a che non provi, ma fallo davvero anche se ti fa molta paura.

Se proprio non ce la fai e hai bisogno di un supporto per uscire dalla nebbia prima mettiti in ascolto, leggi, chiedi aiuto, fai un percorso, fai un’esperienza che ti permetta di metterti in discussione.

Scoperta, stranezza e sperimentazione per me sono state compagne di felicità e tu che cosa ne pensi?

Adoro accompagnare le persone nel cammino di scoperta, nel vedere che gli occhi si illuminano e la passione riprende vita, fa parte della mia missione spronare le persone a crederci, a risollevarsi e ad agire, supportarle e motivarle. Per questo ho creato un percorso per andare alla scoperta di te, per metterti in gioco e costruire un progetto di vita che riparta da te, da quello che ti rende felice.
Se ti interessa sto per aprire le porte e lo trovi qui, se vuoi essere informata sulla data del lancio scrivimi e ti farò sapere, io non vedo l’ora di vederti risplendere se lo vorrai.

Ti aspetto nei commenti.

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