Cosa blocca l’espressione e la realizzazione del talento?

Cosa blocca l’espressione e la realizzazione del talento?

Ma chi ti credi di essere?
Sei negata… lascia stare
E se poi fallisco?
Cosa penseranno di me?

Le riconosci? Sono le frasi negative che ti sei sentita dire in passato da familiari, amici, professori, o che ancora risenti nella tua testa nei momenti difficili.
Quelle che a volte ci tengono inchiodate in una vita che non ci piace, che non ci appartiene ma che non abbiamo la forza di cambiare.

Cosa accadrebbe se queste voci non avessero più il potere di farti sentire bloccata, mai brava abbastanza, pronta per cambiare o troppo poco coraggiosa?

Questo articolo è una guida per comprendere le principali cause che bloccano l’espressione delle nostre potenzialità e la realizzazione dei nostri talenti.

Parliamo di talento

Non mi stancherò mai di ribadire un concetto importante: i talenti sono filtri cognitivi e comportamentali con cui sentiamo, interagiamo e viviamo.
Sono doti innate, non straordinarie che solo poche persone hanno la fortuna di avere, li abbiamo tutti.

Queste doti emergono quando siamo bambini, quando ci appassioniamo ad un gioco o dimostriamo di avere una predisposizione verso un’attività, quando sogniamo davanti ad un cartone animato o quando ci chiedono “Cosa vuoi fare da grande”? e la risposta esce spontanea e appassionata. A volte può essere nascosto nelle pieghe e non così esplicito o manifesto, ma cercando nelle briciole di pane della vita di ognuno di noi si ritrova sempre qualche seme.

Il problema nasce quando cominciamo a manifestarci nella nostra essenza e quello che ci viene naturale fare non viene accettato dal mondo intorno a noi, può essere osteggiato o semplicemente giudicato, etichettato, non riconosciuto. E poi può succedere che, a seguito di esperienze negative, siamo noi a pensare di non avere alcuna capacità, a sottostimare le nostre potenzialità, a creare una realtà in cui siamo sempre in un contesto sbagliato, a limitarci, a denigrarci.

Così può accadere che ci ritroviamo in una vita che non ci appartiene, inconsapevoli del nostro valore, incapaci di scegliere una direzione che ci faccia sentire appagati, bloccati o non realizzati.

Conoscere i nostri punti di forza, equilibrarli e comprendere davvero le nostre sfumature e unicità ci regala un senso di allineamento, una prospettiva diversa che spiega molte delle nostre predisposizioni, ci sembra di tornare a casa e finalmente di auto comprenderci, capire perché certi contesti non fanno per noi, perché con alcune persone non riusciamo a comprenderci, perché quel lavoro è così faticoso per noi.

Spesso scoprire questi aspetti ci aiuta ad apportare piccoli cambiamenti che come una palla di neve diventano grandi perché vanno incontro ad una svolta per noi importante e decisiva.

Andiamo a vedere più da vicino le principali cause che ci bloccano in una vita in cui non riconosciamo e onoriamo i talenti e i punti di forza che ci appartengono.

Per ogni causa ho scritto alcune frasi simbolo, per riconoscere gli schemi e le dinamiche che spesso mettiamo in atto.

Le cause principali che bloccano l’espressione del talento

Riconoscimento e accettazione

Ma io talenti non ne ho!
Sono brava ma è facile lo sanno fare tutti…
Io non diventerò come mia madre!

In questo blocco non riconosciamo e non ci autorizziamo a vedere i nostri punti di forza.

I motivi possono essere tanti, potremmo essere stati abituati a non lodarci e quindi a sminuirci per non essere al centro della scena o considerati “presuntuosi”. Oppure qualche voce esterna può essere intervenuta a dirci “Sei un disastro! Possibile che non ne fai una giusta?” e così abbiamo interiorizzato questa visione negativa di noi alimentando sempre più l’attenzione sui punti deboli piuttosto che su quelli di potenzialità. Magari per chi era intorno a noi non era mai abbastanza ciò che facevamo e ci veniva spesso fatto notare invece ciò che non svolgevamo alla perfezione.

Nella non accettazione ci potrebbe essere un giudizio distorto da esperienze negative, ad esempio quando ci rimandiamo la frase “Io non diventerò come mia madre” facendo riferimento a qualche comportamento che ci ha fatto soffrire in passato di quella persona e non vogliamo simulare nella nostra vita, potremmo fare l’errore di non voler assomigliare in nessuna caratteristica a quel modello per noi negativo, negando quindi la possibilità di riconoscere e onorare i talenti che magari abbiamo in comune con questa persona.

Riconoscere e accettare i nostri talenti ci fa sentire un senso di rinnovata gioia, come se finalmente indossassimo il vestito giusto cucito su di noi, come se ci fossimo liberate da un peso, quello dell’incomprensione e dei giudizi negativi. Avremo finalmente nuovi panorami da osservare perché una volta riconosciuti e accettati i talenti ci daranno tanti spunti sia relativamente alla nostra vita passata sia nell’agire presente che nel futuro. A volte significa fare pace con il passato e accettare parti di noi che reclamano attenzione e cura.

Pregiudizio

I musicisti sono artisti senza prospettive
Che talento sarebbe saper collezionare?

Questo blocco interviene quando c’è un pregiudizio e quindi una convinzione su un determinato talento o professione.

Quindi quando ci spingiamo a giudicare un ambito, una professione o un talento e ad etichettarli in modo negativo potremmo bloccare l’espressione di quel talento, non permettendoci nemmeno di valutare se fa per noi, quanto ci appartiene e se sarebbe utile, perché ne abbiamo un giudizio precostituito e intoccabile che spesso potrebbe essere smentito dall’esperienza in prima persona.

Scoprire talenti in noi di cui avevamo pregiudizi può essere spiazzante ma apriamo la mente e andiamo alla ricerca di quelle briciole di pane nella nostra vita che ci conducono a capire meglio come utilizziamo quel talento, fermiamo per un attimo il giudizio e osserviamoci, guardiamo quel talento nei grandi personaggi che lo rappresentano, restiamo in ascolto, potremo avere grandi illuminazioni.

Condizionamenti/Contesto

Ma cosa penseranno di me se cambio/se ci provo?
La mia famiglia/il mio datore di lavoro/mia madre non approverebbe
Nel mio lavoro/nella mia città non si può fare

Questo è uno dei blocchi che incontro più spesso.
In particolare interviene a bloccare la realizzazione di un progetto di vita, ma anche dei talenti.

Il contesto in cui viviamo, l’aria che respiriamo, i giudizi altrui sono tasselli molto rilevanti che hanno un peso specifico importante nella nostra presa di coscienza e nelle decisioni che prendiamo nella vita.
A volte bastano poche domande per aiutare le persone a provare ad indossare altri filtri che le liberino dalle catene dei condizionamenti.
Ad esempio chiedere “Ma se sapessi che le altre persone intorno a te approvano la tua decisione e ti sostengono lo faresti?”
Oppure “Ma se provassimo ad immaginare di essere in un’altra città, o addirittura spaziando con la fantasia, in un’altra epoca, come cambierebbe il tuo progetto?”

E così via utilizzando esercizi per allenare il pensiero laterale e domande che stimolino altre prospettive è possibile sciogliere i nodi dei condizionamenti, anche se a volte sono così radicati e bloccati che ci impediscono di pensare anche solo ad altre possibilità.

Lavorare sui propri talenti aiuta ad avere più sicurezza nell’affermarsi con le persone intorno a noi, a sentirsi in potere di fare scelte più allineate e ad allenare la possibilità di far tacere le voci altrui per concentrarci sulla nostra, che parla dal cuore e ci indica la via. Ci aiutano a prendere coraggio perché finalmente prendiamo consapevolezza di come siamo fatti, ci spieghiamo meglio alcune predisposizioni che non capivamo, impariamo anche a capire meglio gli altri e quindi a piccoli passi ci sentiamo in potere di iniziare il cambiamento necessario alla nostra felicità.

Convinzioni limitanti

Per me non è possibile/sono sfortunato
E’ sempre stato così
E’ troppo tardi

Anche qui siamo nella top tre dei blocchi alla realizzazione del talento e dei progetti di vita che ascolto di più.
Siamo intrisi di convinzioni limitanti, a volte arrivano da giudizi ed etichette che ci sono state affibbiate già da bambini, da comportamenti che vedevamo spesso in famiglia, altre da esperienze che ci hanno traumatizzato e che si sono cristallizzate in convinzioni che ci impediscono di evolvere e vedere altre prospettive più funzionali e positive.

Anche qui è utile ristrutturare, ossia cambiare cornice, fare osservazioni che mostrino altre prospettive da cui guardare quel panorama che ormai è piatto e consolidato negli schemi mentali, senza speranza, in modo da focalizzare una visione e degli strumenti più utili all’evoluzione e quindi allo sblocco della persona.

Un altro modo di sbloccare le convinzioni limitanti è lavorare su piccoli passi esperienziali pratici (a volte proponendo anche attività alternative, divertenti e inusuali) per dimostrare alla persona che è in potere di cambiare le cose e metaforicamente far prendere aria alle idee stantie e cristallizzate con una bella folata di vento che scompiglia i pensieri e ribalta la visione. Uno strumento efficace per consolidare nuove visioni è quello di creare affermazioni positive che sostituiscano le convinzioni limitanti su cui abbiamo lavorato.

Riconoscere talenti sottostimati e non visti o mal interpretati può aiutare a sbloccare alcune convinzioni limitanti e a creare un cambiamento di prospettiva utile alla crescita e alla realizzazione.

Responsabilità

Non è colpa mia, sono gli altri che non mi capiscono
Non dipende da me
C’è crisi

Questo blocco impedisce e depotenzia le persone facendole sentire incapaci di creare la vita che vogliono, come se tutto ciò che accade nella loro vita fosse frutto di fortuna o sfortuna e casualità.
In realtà è proprio nel momento in cui prendiamo in mano la nostra vita e ci rendiamo conto che ciò che abbiamo creato è totalmente una nostra responsabilità che siamo finalmente liberi di creare la realtà che veramente vogliamo.

Tutto ciò che ci accade è frutto di come viviamo e filtriamo il mondo, di come reagiamo a ciò che succede e quali dinamiche mettiamo in atto e ripetiamo. Di quanto lavoriamo sulla nostra evoluzione e di come abbiamo deciso di manifestarci.

Il tema della responsabilità è particolarmente importante per i talenti, perché riconoscere, accettare e manifestare i nostri talenti è una grande responsabilità che ci viene offerta, onorare i nostri doni significa creare un cambiamento sociale di grande portata. Perché se ci permettiamo di realizzare i nostri talenti e di dare loro voce ispireremo gli altri a fare lo stesso, creando una catena di valore e di cambiamento positivo. Sapremo direzionare la nostra vita verso la nostra missione e miglioreremo ciò che gira intorno a noi, potremo portare cambiamento anche nelle professioni e nella società.
Questo discorso viene spesso frainteso perché può sembrare utopico ma gli studi di società come Gallup dimostrano che utilizzare i propri talenti rende le persone più felici, produttive, efficaci ed eccellenti oltre che realizzate.
In pratica se tutti facessimo ciò che ci piace e che ci viene naturale fare la società sarebbe completamente rivoluzionata, io porto avanti la missione di provarci e voi?

Autostima

Non ce la posso fare
Non valgo/non è merito mio
Se fallisco sarà la conferma che sono inutile

Ed eccolo qui il blocco numero 1 dell’espressione e realizzazione dei talenti.
L’autostima.

Ci sarebbe da aprire un capitolo a sé dedicato a questo tema ma voglio solo dire che spesso l’autostima viene minata perché siamo abituati ad associare il nostro valore ai risultati che otteniamo. Insomma per valutare il nostro valore dell’essere passiamo dal fare. Inizia spesso quando siamo piccoli e ci sentiamo dire “se fai questa cosa allora sei bravo”, se raggiungi certi risultati avrai un buon voto e così via ci viene passato il concetto che noi valiamo in base al risultato e ai nostri successi e fallimenti.

Mentre noi abbiamo valore indipendentemente da cosa facciamo, da come ci comportiamo, in quanto siamo persone uniche e speciali solo per il fatto di essere qui.
Se ci alleniamo a comprendere che il nostro valore è immenso e impariamo ad amarci così come siamo, perdonandoci, smettendo di giudicarci e guardandoci con apprezzamento e accettazione, saremo in grado di illuminare i nostri punti di forza e ci sentiremo meritevoli di felicità e successo, qualsiasi sia la nostra strada.

Può essere un percorso lungo ma si può iniziare a piccoli passi, magari cominciando a notare cosa apprezziamo di noi stessi ed esprimendo gratitudine per i doni che ci sono stati fatti.

Lavorare sul riconoscimento e l’accettazione dei propri talenti aiuta a migliorare l’autostima, ci aiuta ad essere più consapevoli di noi stessi e delle nostre potenzialità, ci permette di essere più sicuri e di avere una base di amore di sé indipendente da successi e fallimenti.

Critico interiore

Ma chi sono io per farlo?
Non sono abbastanza….
Chi ti credi di essere? Non ce la farai

Questo blocco può essere associato sia all’autostima che alle convinzioni limitanti, ne parlo in un capitolo a parte perché è un altro di quei temi che arriva spesso. Il critico o giudice interiore si presenta di solito come una voce fastidiosa che risuona nei momenti meno opportuni nella nostra testa.
E’ inflessibile, rigido e arriva per ricordarci tutto ciò che non siamo capaci di fare o quanto non siamo degni di merito. Inutile dire che arriva dal passato, da etichette e giudizi altrui ma anche dalle paure.
Il critico interiore ha una grande paura di solito, parla per evitare che ci facciamo male, per proteggerci, per evitare che qualcuno ci giudichi negativamente.
Ma troppo spesso si esprime duramente, pretende livelli eccelsi di qualità in ciò che facciamo facendoci diventare perfezionisti all’inverosimile o totalmente bloccati e terrorizzati.

Occorre allenarci ad ascoltare quella voce e con gli strumenti giusti imparare a gestirla, cercando il messaggio positivo e prezioso che sta cercando di comunicarci, ringraziandola per la sua funzione ma ridimensionando ciò che blocca la nostra espressione rivalutando le sue parole.

Autosabotaggi

Non è il momento giusto
Meglio rimandare
Quando avrò raggiunto x allora farò y

E poi ci sono i famosi momenti di “sfortuna”, le cose che “non decollano”, il “momento sbagliato” o gli schemi che si ripetono sempre.
Combinazione proprio quando eravamo ad un passo dall’arrivo, proprio il giorno in cui dovevamo lanciare il servizio. Casualità?
A volte può succedere ma quando lo schema si ripete ciclicamente si tratta di autosabotaggio.
Una parte di noi vorrebbe ma un’altra più cauta rema contro. Tutto questo non succede a livello conscio ma naturalmente nell’inconscio.
E l’inconscio ha molti modi efficaci per esprimersi, ad esempio sabotare il progetto con un ritardo strategico, un malessere, una “casualità” sfortunata.

Per questo blocco può essere utile fare quello che in gergo tecnico si chiama “controllo ecologico” ossia approfondire ciò che sentiamo chiedendoci quanto quella scelta che stiamo per compiere o la realizzazione di un progetto o di un talento sia in linea con i nostri valori e come cambierà la nostra vita in tutti i suoi aspetti se sceglieremo di perseguire quell’obiettivo.
Ma anche chiedendosi cosa ottengo e cosa perdo se seguo questa direzione?
A volte nella lista dei “cosa perdo” riusciamo a comprendere quale parte di noi si sta ribellando perché non è disposta a quel sacrificio.
L’importante è diventare consapevoli dei nostri schemi ripetitivi ed interrogarci per cercare di far parlare quel blocco e aiutarlo a sciogliersi.
A volte sarà necessario avere il coraggio di cambiare direzione ma il vantaggio sarà quello di smettere di autosabotarsi e fare pace con noi stessi.

I talenti sono ecologici, sono nostri comportamenti innati quindi riconoscerli ci aiuta a scoprire parti di noi inconsce e profonde e ad andare incontro ai nostri valori e quindi a creare una vita più allineata, senza autosabotaggi.

Paure

E se poi non riesco?
Ho paura di…..
La situazione è incerta, meglio non rischiare

Altro tema caldo, quello delle paure e insicurezze nella nostra realizzazione.

Le paure possono essere grandi freni per l’espressione dei talenti, la più classica è la paura del fallimento. In Italia non veniamo educati al fallimento, quindi fin da bambini cerchiamo di “fare tutto giusto” e temiamo di “fare la scelta sbagliata”.
Quando parlo con i miei clienti sento spesso l’esigenza che hanno tutti di “trovare la loro strada” con l’accezione sottintesa che sia una sola e dritta, sicura, asfaltata e possibilmente con indicazioni chiare.

Quello che mi piace dire è che in realtà non esiste una “strada a senso unico” ma la nostra strada è fatta di tante deviazioni, piccoli passi, stop, ripensamenti, bivi in cui ci perdiamo, esperimenti in cui “cadiamo” ma che poi ci permettono di rialzarci più consapevoli.
E quando saremo arrivati in cima il panorama che guarderemo sarà solo nostro, frutto di esperienze uniche, di sbagli e di scelte apparentemente no sense.
Un panorama in continuo cambiamento che varia al variare della nostra evoluzione.
Il fallimento è quello che ci permette di imparare a camminare quando da bambini facciamo mille tentativi per cercare di stare in piedi, se non cadessimo non sapremmo come si fa a camminare.
Eppure non veniamo giudicati da bambini perché cadiamo ma quando diventiamo grandi allora la musica cambia e ogni fallimento è un disonore, una vergogna.
Il fallimento dovrebbe invece essere insegnato a scuola come lezione di vita per imparare a fare meglio, a evolvere e focalizzarci su come reagire, come rialzarsi e cosa si è imparato da quella esperienza. Così come accadeva da bambini, rialzarsi e riprovare senza etichettare ciò che era accaduto come “fallimento”.

Ma ironia della sorte esiste anche la paura del successo. Che è quasi un autosabotaggio. Perché come recita una famosa frase di Marianne Williamson noi non abbiamo paura dell’oscurità ma di brillare.
Te la voglio lasciare qui come monito:

La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.

Le paure possono essere affrontate attraverso l’esperienza a piccole dosi che aiuta ad anestetizzare e a riprendere il controllo della situazione, ma non può essere generalizzata come soluzione e ogni caso è personale.
La cosa importante è comprendere quanto queste paure e insicurezze ci stanno limitando nella possibilità di realizzarci e di essere felici e di affrontarle con coraggio o almeno rivolgersi a qualcuno e farsi aiutare.

Esprimere i nostri talenti e concentrarci per utilizzarli in un progetto di vita o anche in un obiettivo intermedio, può aiutarci a superare la paura e a sentire una spinta così vitale da farci dimenticare del salto che abbiamo compiuto, senza accorgercene saranno l’esperienza, l’allenamento e la passione a farci da maestri e ispirarci il coraggio di realizzarci.

Sblocca i tuoi talenti

Se questi temi hanno toccato corde dentro di te o ti hanno ispirata qualche riflessione devi sapere che abbiamo organizzato uno workshop per affrontare insieme i blocchi di cui abbiamo parlato.
Il Workshop si chiama “Sblocca i tuoi talenti” ed è un lavoro di gruppo esperienziale potente per sbloccare l’espressione della tua unicità, imparare a riconoscere, accettare e far splendere i tuoi talenti cambiando prospettiva sulle voci, le convinzioni, le critiche e le paure che li stanno frenando.
Se vuoi saperne di più vieni a scoprirlo, noi ti aspettiamo!

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